
LA CASA SULL’ALBERO
LA CASA SULL’ALBERO
Se volessimo iniziare citando le fonti a cui ci siamo ispirati diremo subito che nel nostro caso queste sono la celebre casa di Qui, Quo e Qua a Paperopoli e la più recente casa sull’albero di Burt Simpson a Springfield. E questa è solo in parte una battuta poiché era veramente tutto quello che conoscevamo il giorno che guardando una quercia decidemmo di costruirci sopra una casa.
Avevamo da poco terminato il corso di Tree Climbing con Sergio Ghivelder (www.treeclimbing.it) ed avevamo voglia di utilizzare le tecniche imparate. Il metodo di costruzione della casa non e’ stato quindi neanche motivo di discussione tra noi due: era chiaro che non avremmo usato nè ponteggi nè scale, ma solo corde e moschettoni. A proposito, se mai aveste intenzione di salire su un albero usando i ramponi, beh.. smettete di leggere e vergognatevi!
Ci siamo documentati, scoprendo che costruire case sugli alberi è un gioco relativamente diffuso negli Stati Uniti, scoprendo che esistono popolazioni che, nella foresta, ancora ci vivono, che sul pianeta ci sono alberghi tra i rami, e che potevamo acquistare su internet alcuni, pochi, libri americani sull’argomento… Si poteva fare…
Oltretutto solo alcune tree-house vengono costruite in tree-climbing, nella poca letteratura esistente sulle costruzioni sugli alberi questa innovativa tecnica non è quasi mai citata. Per quello che ne sappiamo, la nostra è la prima tree-house italiana costruita interamente in tree-climbing e non abbiamo modo di dire se ce ne sono altre in Europa.
Quello che si vede in queste foto non è solo una casa, una strana costruzione in legno o un progetto di architettura, è piuttosto la storia di un viaggio durato due anni che due amici hanno intrapreso insieme.
L’albero che ci ospita è una quercia di circa quindici metri di altezza formata da tre tronchi su un unico apparato radicale, il diametro medio dei tronchi è trenta centimetri alla quota della casa che è “fondata” a sei metri circa di altezza. La casa ha una superficie di circa10 mq (e che volevate!) ed è costruita in legno e viti con un limitato uso di pezzi speciali in acciaio. La pianta è nata spontaneamente in una piccola valle al margine di un bosco, all’interno di un terreno, in forte declivio, di proprietà di Riccardo, posto a circa 200 metri sul livello del mare non distante dalla costa tirrenica.
La casa è composta da un unico vano illuminato da spettacolari finestre ed attraversato dai tre tronchi della nostra quercia, arricchito da un balcone coperto e da uno scoperto per poter raggiungere il tetto. L’accesso è possibile in due modi: in tree-climbing o con un ascensore a contrappeso che porta al centro della casa attraverso una botola triangolare, per chi non riesce o non può salire con le maniglie.
Operativamente, per prima cosa abbiamo tracciato con sagolino e peso una ‘via’ facilmente percorribile e ben robusta. Quel ramo a cui abbiamo sistemato la corda di servizio ci ha sostenuto tutte le sacrosante volte che siamo saliti in pianta. Arrivati all’altezza stabilita ci ancoravamo su due punti diversi con forcella e nodo bellunese. In quel modo, e con un pò di pratica, si possono svolgere tutte le operazioni necessarie alla costruzione di una casa sull’albero. Il maggior problema è stato il passarsi un qualsiasi strumento o oggetto: ogni volta che ci cadeva, non avendo quasi mai qualcuno sotto ad aiutarci, dovevamo sospendere il lavoro e scendere a raccoglierlo. Abbiamo lavorato molto sulle procedure. Cercavamo di visualizzare tutte le operazioni in anticipo, in modo che non dovessimo tornare a casa sprecando una giornata di lavoro: dovevamo conoscere con precisione gli utensili da portare in pianta (non puoi portarti tutto e scendere e salire ti impegnava anche per dieci minuti), come dovevamo conoscere con precisione la sequenza dei gesti che avremmo dovuto fare con le relative posizioni che avremmo assunto. Una volta terminato il pavimento, il lavoro e’ diventato più semplice, ma anche meno divertente. Potevamo infatti camminare e gli imbrachi ci sono serviti sopratutto come sicurezza in caso di cadute dal bordo. Il piacere di stare in pianta ci ha comunque portato spesso a preferire la costruzione ‘per aria’, piuttosto che assemblare le cose in terra e fare su una specie di prefabbricato.
In conclusione, avere un progetto e realizzarlo, insieme ad un amico, appesi ad un filo, in mezzo alla natura, è stata per noi una grande gioia e, senza falsa modestia, una gran soddisfazione.
Se qualcuno fosse veramente interessato, può provare a contattarci:
Luca Difonzo
Riccardo Taccia